La notizia risale oramai a qualche settimana fa, ma non ha destato sinora alcuna reazione né da parte delle organizzazioni sindacali di settore né, tanto meno, da parte di un mondo armatoriale che appare, al momento, in tutt’altre faccende affaccendato.
Stiamo parlando della recente pubblicazione degli esiti di uno studio condotto dal Seafarers International Research Centre dell’Università di Cardiff in merito alla condizione dei marittimi impiegati a bordo di navi cargo. Si tratta, in realtà, della riedizione di studi già condotti nel 2016 e nel 2011 ma gli esiti di questa nuova ricerca paiono decisamente allarmanti in quanto è stato rilevato sia un crescente affaticamento del personale di bordo, sia un’assistenza medica inadeguata.
I ricercatori si sono basati nella loro analisi su questionari e interviste condotte con oltre 1.200 marittimi, di questi oltre un terzo ha evidenziato di aver dormito in modo insufficiente nelle 48 ore precedenti. Quali le cause di questa situazione? Orari di lavoro eccessivi, ritmi di lavoro irregolari, turni per le operazioni nei terminal portuali, movimenti delle navi e rumore: tutte problematiche già denunciate nel 2016 e nel 2011 ma che nel frattempo si sono aggravate.
Del resto, che i rischi connessi al mancato riposo siano davvero seri lo conferma, ad esempio, il recente episodio della nave cargo Ncl Salten arenatasi a Trondheim in Norvegia (a qualche decina di metri da una casa di civile abitazione!), dopo che l’ufficiale di guardia si era addormentato sul ponte e dopo un tour de force che aveva visto la nave scalare tre porti nelle 24 ore precedenti l’accaduto. Secondo l’istituto di ricerca gallese, nonostante nel tempo siano migliorati i sistemi di monitoraggio delle ore di riposo/lavoro del personale, l’affaticamento dei marittimi è una condizione quasi strutturale, anche perché si è in presenza, spesso, di una falsificazione dei registri di riposo/lavoro per occultare, dolosamente, l’eccesso di lavoro.
Ma lo studio, come detto, si concentra anche sull’assistenza medica del personale marittimo e anche in questo campo non mancano i problemi. Infatti, ben il 20 % dei marittimi interpellati, che ha subito gravi infortuni o malattie, ha denunciato di non aver potuto accedere alle necessarie cure mediche. Infatti, la gran parte delle navi cargo non ha a bordo personale medico qualificato e si affida a consulti in telemedicina fino all’arrivo in porto. Alla luce di quanto emerso dallo studio, appare evidente come, nel ventunesimo secolo e nonostante tutti i progressi tecnologici intervenuti, la condizione dei marittimi non sia per nulla migliorata. Anzi.
Gli stessi ricercatori affermano, senza tema di smentita, come vi sia una evidente sottostima di queste problematiche da parte di un settore che a livello globale occupa 1,5 milioni di persone. La sensazione precisa è che il comparto del cargo marittimo sia tuttora contrassegnato da una condizione “border line”, in cui molti lavoratori, preoccupati per la sicurezza del posto di lavoro a causa di contratti precari, esitino a segnalare i problemi. Come uscirne?
Secondo l’istituto gallese sarebbe ora di intervenire normativamente a livello globale sia per garantire a tutti i marittimi un periodo di riposo ininterrotto, sia per obbligare le compagnie armatoriali ad assumere personale medico qualificato a bordo. Facciamo nostro questo auspicio che riteniamo assolutamente motivato in un mondo marittimo in cui, troppo spesso, il fattore umano sembra davvero sin troppo sottovalutato. (m.z.)