La Comunità Europea è nata subito dopo la Seconda guerra mondiale (CECA, MEC) con l’accordo di 6 nazioni (e col patrocinio degli USA), tutte vinte e anche vincitrici, ma uscite devastate economicamente e socialmente dalla tragedia bellica.
Successivamente, la stessa si è strutturata attraverso varie fasi in una entità complessa che è ora arrivata a ben 27 membri effettivi (fra paesi Schengen e non Schengen, area euro e non euro) e 10 candidati formalmente richiedenti l’entrata a dimostrazione della validità dell’idea e dei prospect futuri.
A prescindere da qualsiasi valutazione di merito e/o politica, che ci guarderemmo bene da esprimere in questo contesto, tuttavia, non possiamo non sollecitare un preventivo aggiornamento dei meccanismi di governance che, validissimi all’inizio, ora denotano evidenti segni di inadeguatezza o addirittura di limitazione all’operatività e agli impegni cui l’Europa unita é chiamata a rispondere e gestire ora da parte dei suoi organi di vertice e delle maggioranze richieste per tutte le decisioni da prendere.
Solamente risolto questo nodo l’EU potrà e dovrà dotarsi di adeguati, fluidi ed efficaci strumenti di gestione, a cominciare dalla politica estera e anche interna, dalla politica fiscale e dagli organi di governo, pur tenuto conto che la base deve mantenere vive e in considerazione le rispettive peculiarità dei vari stati che la compongono, che per ovvii motivi storici non possono essere pedissequamente confrontabili con gli Stati Uniti d’America.
Le sfide sono importanti e probabilmente, anzi, certamente tutti dovranno rinunciare a qualcosa dei loro particolari interessi nazionali, ma l’accrescimento del peso specifico geopolitico del gruppo sarà fondamentale per aspirare a sedersi collegialmente e finalmente (o nuovamente) al tavolo dei “grandi”.
Ancora un remark: Unione Europea e NATO sono nate nello stesso periodo e contesto. Tuttavia, sono due soggetti totalmente indipendenti e soprattutto con finalità totalmente diverse, che a volte si sovrappongono, ma solamente dal punto di vista della membership mentre i relativi scopi e interessi NON sono assolutamente sempre gli stessi e soprattutto collegati fra loro.
Uno su tutti: la “vecchia” NATO ma anche la “nuova” (ovvero quella mantenuta dopo la caduta dell’Unione Sovietica) senza gli USA non esisterebbe – l’UE senza gli USA certamente sì, anche se evidentemente inserita in un contesto geopolitico occidentale come ribadito nell’ultimo National Security Strategy of the United State of America di novembre 2025[1].
Questo va tenuto conto in tutti i ragionamenti presenti e futuri.
Questa lunga premessa per affermare che nel campo dello shipping e della cantieristica gli stati europei (nei quali comunque inseriamo anche la UK, anche se ora esterna alla UE, ma i legami sono tali da considerarla un “close relative”) dispongono della più grande e completa flotta mondiale in tutti i rami strategici della stessa.
Nessuno né i cinesi né tantomeno gli USA o la Russia dispongono di tale potenza in questo campo.
Solo qualche esempio:
- i vettori container europei posseggono ampiamente più del 50% dello spazio nave mondiale (solo alcuni nomi: MSC, Maersk, CMA-CGM, Hapag Lloyd);
- i vettori ro-ro (DFDS, Grimaldi, Grandi Navi etc.) controllano alcune fra le principali direttrici di traffico a livello planetario (Trieste-Turchia p.e.) (Europa West e East Africa e Golfo) e sono destinati ad una esponenziale crescita nei traffici intramed con l’Africa e l’East Med
- le società di navigazione che gestiscono le navi energetiche (tanker e gasiere) e minerarie hanno una quota fondamentale di controllo societario in Europa fra navi di proprietà e noleggi a lungo termine (bareboat)
- la cantieristica è leader assoluta delle navi da crociera e inoltre produce naviglio militare di altissimo livello (fregate Fremm e sottomarini, per esempio, ma anche le recenti portaeromobili)
- L’Europa ed in particolare l’Italia offre al mercato mondiale la migliore cantieristica produttrice del naviglio lusorio di alto livello che produce yacht invidiati in tutto il mondo; mercato di nicchia, ma di altissimo valore aggiunto e immagine.
- inoltre, la portualità dispone di una serie di porti hub e di transhipment che permettono la massima duttilità del sistema complessivo di ricezione, senza menzionare la rete interna sia ferroviaria (forse la migliore del mondo) che stradale e terminalistica.
e potremmo ancora continuare…
Il potenziale è quindi enorme e di assoluta garanzia per il sistema produttivo ed economico europeo, del quale possiamo ancora essere orgogliosi ed andarne a testa alta anche se pesantemente attaccato.
Quindi, evitando di prendere provvedimenti eccessivamente ideologici (anche condivisibili concettualmente) ma che possono rivelarsi autolesionisti se non valutati attentamente prima di applicarli (come l’ETS in Mediterraneo) guardiamo con fiducia e procediamo velocemente salvaguardando i nostri comuni interessi ed obiettivi. (di.s.)
Nota [1] “Yet Europe remains strategically and culturally vital to the United States” (National Security Strategy of the United States of America- November 2025 pag. 26)