Riapre Suez, ma non per tutti

Dopo la sospensione degli attacchi degli Houthi alle navi in transito verso il canale di Suez, annunciata a seguito della fragile tregua israelo-palestinese, ci si attendeva una rapida ripresa da parte delle maggiori compagnie armatoriali della tradizionale rotta dall’Estremo oriente verso il Mediterraneo. I fatti, però, stanno smentendo questa facile previsione.

Fatta eccezione per Cma-Cgm e Cosco, le altre compagnie di navigazione (Msc, Maersk e Hapag Lloyd) stanno, con varie motivazioni, rallentando ogni decisione in merito. Al di là delle ragioni logistiche che portano inevitabilmente ad una fase di transizione di 60-90 giorni, anche per evitare improvvise congestioni portuali, ciò che sta emergendo è la volontà, inespressa ma chiara, di prolungare gli elevati guadagni, grazie ai maggiori noli dovuti alla circumnavigazione dell’Africa, con una evidente penalizzazione di determinate tipologie merceologiche che hanno necessità di arrivare quanto prima ai mercati di destinazione.

Di recente, a denunciare quella che appare una non gradita distorsione di mercato, sono stati la Coldiretti e Filiera Italiana che hanno sollecitato una decisa azione di difesa degli interessi dell’agroalimentare Made in Italy da parte dei ministri Tajani (Affari esteri) e Salvini (Trasporti). “Si tratta di una situazione inaccettabile – hanno scritto le due associazioni – per porre fine alla quale chiediamo un urgente intervento sul comportamento strumentale delle principali compagnie responsabili del trasporto container mondiali, soprattutto italiane o svizzere, considerando che, ad esempio, quelle cinesi hanno ripreso la regolare navigazione attraverso Suez”.

Scendendo nel concreto, le due organizzazioni ricordano come attraverso Suez transiti il 16% dei volumi complessivi in export dell’olio di oliva, il 15% dei cereali lavorati ed il 14% del pomodoro trasformato, per un valore complessivo di circa 6 miliardi di euro. Da notare che oltre ai maggiori costi di trasporto, l’allungamento dei tempi di navigazione aumenta anche la possibilità che le merci deperibili arrivino sui mercati in condizioni non integre. Insomma, una vicenda delicata e che rischia di danneggiare un settore di eccellenza nell’export italiano e che punta ad arrivare ad un valore complessivo di 100 miliardi di euro, a tutto vantaggio della nostra bilancia dei pagamenti. Confidiamo che, nei modi e nei tempi dovuti, la situazione rientri nella normalità. (m.z.)

 

 

Foto Hapag Lloyd