Solo un flash sulla geopolitica di fine novembre 2025

Continuando, anzi, aumentando i vortici di incertezza nella geopolitica globale diamo solo alcuni spunti di aggiornamento senza alcuna pretesa di inquadrare la fotografia completa, né tantomeno di azzardare opinioni o addirittura previsioni.

Negli USA si inasprisce lo scontro fra i sostenitori del presidente Trump e gli avversari di un’ala del partito democratico, specialmente dopo l’elezione del nuovo sindaco di New York e la forte esposizione mediatica di alcuni vecchi dossier sulla vita privata del Presidente.

Per l’Ucraina, scossa da scandali di corruzione interna permane il braccio di ferro (sia interno che in Europa) fra chi vorrebbe porre fine in via compromissoria alla guerra e chi invece ritiene opportuno tenere una posizione intransigente per preservare l’Europa da ulteriori presunti appetiti della Federazione Russa; di questi giorni la notizia di un piano USA-Russia per la cessazione delle ostilità in fase di valutazione da parte dei soggetti contendenti, ma già criticato dall’Europa in quanto a prima vista fortemente sbilanciato a sfavore dell’ Ucraina.

In Israele la tregua labile in essere sembra comunque reggere pur tra mille incrinature e sfaccettature.

Notevole per quest’area la visita del Presidente della “nuova” Siria Ahmad al-Shara’ a Washington, che prelude ad un recupero di questa importante Nazione nei circuiti economici e politici con la riduzione, e la probabile abolizione, delle sanzioni in essere e il suo utilizzo, quindi, nello scacchiere mediorientale per un progressivo tendenziale “derating” delle varie contrapposizioni locali.

In Sudan si inaspriscono nuovamente gli scontri violentissimi di potere in quella martoriata area, con ripercussioni sui difficili equilibri anche nei paesi limitrofi e sul Mar Rosso.

Gli Houthi dello Yemen hanno annunciato formalmente una “moderazione” nelle loro posizioni di ostruzione alle navi e agli armatori più o meno direttamente collegati con interessi israeliani, anche se su questo fronte permane ancora una elevata perplessità sulla stabilità di queste posizioni.

Dopo il primo passo con la Cina (esportatrice di alcuni elementi base delle nefaste droghe sintetiche), durante l’incontro in South Korea del Presidente Trump con il Presidente Xi, comunque per certi versi sorprendente la postura muscolare degli USA in Centro America, formalmente, per abbattere il tragico canale di droghe specialmente appunto quelle sintetiche, che entrano negli USA via mare, ma probabilmente anche per reiterare territorialmente la “presenza” USA in Centro e Sud America e contrastare le inroads oramai endemiche della Cina nei tessuti economici e politici locali.

Risultati meramente cosmetici si registrano dal COP30 di Belem (Brasile) (12-21 novembre) per un aggiornamento degli accordi sul clima con l’assenza delle nazioni chiave che hanno ancora la necessità con diverse sfumature e intensità e soprattutto motivi più o meno legittimi ed egoistici di non aderire integralmente non tanto agli obiettivi quanto alle tempistiche strette richieste dagli “integralisti”. (di.s.)