Friuli Venezia Giulia come regione del trasporto sostenibile

L’alluvione in Emilia-Romagna ci ha reso evidente ancora di più la fragilità del territorio che noi abitiamo e che spesso gestiamo senza il dovuto rispetto per gli equilibri ecologici, troppo concentrati come siamo sulla creazione di attività produttive che creano occupazione. Quelle che riguardano direttamente la nostra attività – trasporti e logistica – sappiamo che richiedono un consumo di suolo molto elevato. Lo dimostrano in questi anni recenti la diffusione tumultuosa di magazzini della distribuzione, i quali, oltre a richiedere migliaia di metri quadri di cementificazione per la loro costruzione, producono un’intensità di traffico – quasi esclusivamente stradale – che finisce per turbare gli insediamenti abitativi e le stesse attività produttive e commerciali di una determinata zona, se i tassi di occupazione di un territorio superano certe soglie di tollerabilità. Da qui il prodursi di tensioni e di scontri tra i centri logistico-trasportistici e la popolazione circostante. Gli esempi sono molti e ben noti a tutti, senza contare il prodursi di una conflittualità sociale e sindacale dovuta al fatto che spesso i magazzini della distribuzione impiegano cooperative d’appalto che non rispettano i diritti dei lavoratori ed evadono il fisco senza pudore (su queste problematiche mi permetto di rinviare alla lettura del libro a cura di Eugenio Gazzola, con vari contributi, compreso il mio, sul polo logistico di Piacenza: Città della logistica. Piacenza territorio lavoro, Edizioni Scritture, 2023).

Anche il Friuli Venezia Giulia comincia a fare i conti con la necessità di regolamentare gli insediamenti e, se da un lato questo è positivo perché dimostra l’attrattività della nostra regione, dall’altro lato non vanno sottovalutate le problematiche che un’amministrazione intelligente deve saper cogliere in anticipo per adottare misure che non siano d’ostacolo agli investimenti – anzi, uno dei compiti più delicati è quello di applicare incentivi ben calibrati – ma siano strumenti di disciplina e di ordinato sviluppo.

Quando succedono catastrofi come quelle verificatesi in Emilia-Romagna il rammarico per non aver preso in tempo i dovuti provvedimenti è ancora più forte quando si assiste a un’occupazione e a una cementificazione del suolo da parte di infrastrutture pubbliche che non vengono utilizzate o che sono scandalosamente sottoutilizzate. Qui al danno si aggiunge la beffa.

Venivano in mente queste riflessioni a chi scrive queste note alcuni giorni fa, quando mi è capitato di visitare il Centro di riparazione e manutenzione carri ferroviari che la società Adriafer, controllata dall’Autorità di Sistema dei porti di Trieste e Monfalcone, ha di recente messo in servizio in un’area che fa parte dell’Autoporto di Gorizia (SDAG). Si tratta di un piazzale e di un capannone per complessivi 60 mila mq e di una vasta area recuperabile di circa 20 mila mq, perché occupata attualmente da costruzioni – destinate originariamente a fungere da stalle per il transito di animali vivi – in via di demolizione. Tutto questo complesso è rimasto per anni inutilizzato. Ora però tutto potrebbe cambiare. Innanzitutto per la decisione, recentemente presa dalla Regione FVG (v. Il Piccolo di Trieste del 12 luglio u.s.) di dare vita ad un ampio programma di upgrading logistico dell’area del goriziano, destinando 4 milioni di risorse allo SDAG, promuovendolo al rango di Interporto con standard intermodali europei, per lunghezza convogli e piazzali di carico e scarico carri, che in seguito verrà potenziato con la realizzazione di una lunetta ferroviaria in grado di facilitare le manovre, aumentando in tal modo la potenzialità della linea.

L’idea di Adriafer di utilizzare quest’area – mediante la creazione di una società, la Adriafer Rail Services – per un’attività altamente specializzata, come la manutenzione e riparazione carri ferroviari, che richiede personale certificato, e che va a tutto vantaggio di un potenziamento del traffico sostenibile in Friuli-Venezia Giulia, si inserisce perfettamente in questa strategia del governo regionale e della nuova Assessora ai Trasporti Cristina Amirante, anzi l’anticipa. È un’iniziativa che si inserisce nel solco di quelle prese dopo l’insediamento della Presidenza d’Agostino nei porti di Trieste e Monfalcone, le cui tappe principali sono state: unificazione della manovra ferroviaria, ottenimento della licenza per trazione su territorio extra portuale da parte di Adriafer, rivitalizzazione dei collegamenti coi centri logistici della Regione (Interporto di Cervignano e altri).

Con questo ulteriore passo Adriafer mette al servizio di tutta la Regione un’infrastruttura preziosa per le imprese ferroviarie e per i proprietari di carri non solo italiani. Il Centro si trova infatti a 500 metri dal confine italo-sloveno lungo una linea a binario unico attualmente non elettrificata (ma lo sarà in futuro) che collega il goriziano con la zona di Aidussina e che un domani potrebbe essere utilizzata come asta di manovra.

Il Centro ha una potenzialità a regime di 400 carri/anno, che oggi vengono trattati all’interno del capannone su un solo binario. Un secondo binario verrà costruito sul lato opposto. Vengono impiegati i dispositivi più moderni, dalle apparecchiature per il controllo dei materiali con  ultrasuoni agli speciali dispositivi per sollevare il carro e consentire all’operatore di lavorare in piedi anche senza fossa. Attualmente lo spazio coperto e una parte di quello scoperto sono pieni di ruote di carri ferroviari e di altri componenti (respingenti, freni ecc.), il che consente a Adriafer Rail Services un’altra attività, quella di operatore logistico specializzato per attività  di ricambistica e di fornitura veloce.

Che l’idea stia stata un’idea giusta lo dimostra l’immediata risposta di un colosso come VTG che ha concluso un contratto di servizio con Adriafer Rail Services; tra i proprietari di carri europei VTG è uno dei maggiori se non il maggiore.

Ci proponiamo di seguire gli ulteriori sviluppi di questa iniziativa e di informarne i lettori della nostra Newsletter, cercando di allargare lo sguardo anche alle implicazioni internazionali di un rafforzamento del network intermodale del Friuli-Venezia Giulia, una regione che sta diventando passo dopo passo punto di riferimento per il know how logistico italiano. (Sergio Bologna)

 

Foto di copertina tratta dal sito Adriafer