HHLA e la crisi dei traffici nel Baltico

Il magazine del porto di Amburgo “Port News” del 16 novembre riporta alcuni dati di bilancio di HHLA per il terzo trimestre del 2023, dai quali si capisce meglio l’operazione condotta da MSC e l’atteggiamento del Senato della città-stato, azionista di riferimento.

In effetti la situazione dei traffici non sembra rosea nel confronto tra primo semestre 2022 e uguale periodo del 2023, anche se occorre dire che nel terzo trimestre la situazione sembra migliorare. Il fatturato si è ridotto del 7,1% ma l’Ebit del 52,8% e il risultato netto complessivo, partecipazioni incluse, è passato da 69,8 milioni di euro a 11,9.

Il segmento con le minori perdite sia in volume che in redditività è quello dei trasporti terresti intermodali, il vero gioiello di HHLA. Bisogna aggiungere anche che l’operatore pubblico amburghese è stato davvero sfortunato, aveva investito su Odessa e si è trovato praticamente azzerato dalla guerra tra Russia e Ucraina, con perdite anche dei ricchi transhipment per San Pietroburgo, le difficoltà di navigazione nell’Elba a causa del diverso regime delle acque a seguito dei cambiamenti climatici, gli ostacoli all’ulteriore escavo dei canali d’accesso al porto, oltre al costo elevato, hanno contribuito a creare quella crisi strisciante tra porto e identità di una città dopo che nel 2012 la crisi del sistema delle società in accomandita (KG-System) aveva praticamente tagliato fuori Amburgo dal novero dei centri della finanza mondiale dello shipping. Tuttavia, le risorse che il centro anseatico può mobilitare sono ancora rilevanti, si pensi non solo a nomi come Kühne&Nagel, Hapag Lloyd ed Eurogate, ma anche alle migliaia di società di logistica insediate nel territorio. Per quanto riguarda Trieste, sembra evidente che diventa sempre più importane per HHLA e per MSC. È assurdo parlare di “ribaltamento” tra Nord e Sud, come ogni tanto sogna chi è di corte vedute. Il rapporto tra sponda adriatica e sponda baltica dell’Europa deve diventare sempre più un rapporto sinergico, in uno scambio di know how oltre che di capitali. In questo quadro l’iniziativa che AIOM sta portando avanti per insediare una sede del Centro Internazionale Studi Container (C.I.S.Co.) a Trieste potrebbe essere di grande utilità, oltre che di prestigio. (s.b.)

 

Foto di copertina: HHLA/Thies Ratzke